Le persone perbene delle Vele di Scampia

La forte esperienza dopo aver incontrato i “Fantasmi di Secondigliano”: in squadra con gli “angeli” degli invisibili per un messaggio di rinascita

Si è concluso domenica 31 luglio il primo Bull Days nel Mezzogiorno. Un omaggio alle meravigliose terre ai piedi del Vesuvio, bagnate dal Golfo di Napoli. Un vero successo andato ben oltre ogni aspettativa, reso possibile grazie all’organizzazione impeccabile e all’enorme lavoro di squadra. Determinante è stato il contributo delle forze di polizia che hanno garantito sempre la massima sicurezza in termine di ordine pubblico.

Visitando e vivendo questi territori ho incontrato i “Fantasmi di Secondigliano”, la Squadra Investigativa ed Operativa del Commissariato Secondigliano. Così chiamati proprio perché compaiono dal nulla, all’improvviso, come dei fantasmi che arrestano i criminali. E che si mostrano solo quando vogliono farsi vedere. Delle persone con una storia vera dietro alle spalle, scolpita direttamente nei loro volti, nelle loro mani. Con loro mi resta un legame emotivo e un ricordo, che va ben oltre al Bull Days.

I “Fantasmi di Secondigliano”: «l’ultimo baluardo tra l’ordine e il caos»  

Ho conosciuto Antonio, Luca, Enzo… Ho incontrato uomini che sono cresciuti a Scampia, a Secondigliano, nel mezzo delle guerre fra clan camorristi. Hanno toccato con mano la violenza cieca della camorra, la criminalità spietata, quella vera. Combattendo contro di essa. Morte, droga, rapimenti, prostituzione, bambini abbandonati: non è netflix, non è una fiction, è la cruda realtà. Grezza, amara, scalcinata, come i muri smembrati delle strade e delle case dove sono cresciuti, dove hanno smarrito l’innocenza, dove continuano ad entrare per salvare vite.

Vengono chiamati “fantasmi”, ma sono più degli angeli. Rischiano la vita ogni giorno per la brava gente di queste terre dimenticate da dio. Hanno fatto cadere il clan di Lauro, hanno ripulito le Vele di Scampia, interi quartieri liberati dai germi della mafia.

«Abbiamo scelto di lavorare dove lavoriamo e di fare quello che facciamo, avevamo delle alternative, non siamo stati costretti. Ma abbiamo deciso di fare quello che facciamo con passione, perché sappiamo che noi rappresentiamo per una realtà come questa l’ultimo baluardo tra l’ordine e il caos. Noi siamo tutti ragazzi cresciuti nella periferia, in strada. Ma alla fine abbiamo deciso di fare un percorso differente rispetto a tanti nostri amici o conoscenti, che o si trovano sottoterra o in carcere, ma l’estrazione è quella, abbiamo mangiato le stesse identiche pietre per strada».

Luca dei “Fantasmi di Secondigliano”

Delle personalità che mi hanno trasmesso qualcosa difficile da definire con una sola parola o con un linguaggio verbale. Uomini, storie, vissuti che mi hanno colpito e forse anche spostato la mia percezione.

La 1° lambo “Maradona” a Scampia e Secondigliano

Ho così deciso di farmi accompagnare da loro per esplorare questi territori a bordo della mia Lamborghini. Un modo per diffondere un messaggio, per dare voce a chi non ce l’ha: a Scampia c’è anche la brava gente, il bene esiste e può crescere anche qui. Qui, dove tutto pare ridursi ancora a una mera lotta per la sopravvivenza. Qui, dove invece può sorgere un nuovo futuro.

È così che ho attraversato il viale principale di Secondigliano, visitando il commissariato con foto di rito e tour, per poi dirigermi in direzione Vele di Scampia. Il tutto a bordo della mia Huracán con numero 10, firma ed effige di Diego Armando Maradona, tributo speciale al Pibe de Oro. 

La prima auto di lusso “legale” ad entrare in questo simbolo sia di decadenza che di rinascita. Vecchia roccaforte della camorra in un tempo neanche troppo lontano.

Al nostro arrivo qui alle vele, sono usciti correndo verso di noi numerosi bambini, seguiti subito dopo dall’egual stupore dei genitori e delle famiglie. Davvero indescrivibile. Ci siamo poi diretti verso l’interno del complesso, salendo le scale fra graffiti, rifiuti, vetri rotti, simboli, bandiere, tracce lasciate da persone provenienti da innumerevoli paesi, culture, realtà.

Siamo saliti in alto e a quel punto Enzo del Commissariato Scampia ha bussato a una porta. Ad aprirci la signora che con grande gentilezza, accoglienza e umanità ci ha accolti per farci scattare la foto dall’alto. Mostrandoci un’ospitalità veramente d’altri tempi. 

Quella signora non aveva niente e dopo averci aperto le porte, dopo dieci secondi eravamo già suoi ospiti.

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«Quella fotografia è un quadro, dove la Lamborghini è la Gioconda»

Non una semplice foto. Queste sono infatti le parole di Luca:

«qua se ne vedono spesso, a volte sai per affermare la propria presenza sul territorio i clan camorristici, alcuni personaggi legati alla criminalità organizzata, ne fanno sfoggio ma ne fanno uno sfoggio sbagliato, volgare, violento, invadente.

Invece l’immagine di ieri a me è sembrata un dipinto, un quadro, ed è stata molto forte, ha avuto un effetto dirompente. Perché è stata l’immagine di un qualcosa di estremamente bello ed estremamente forte calato in un contesto dove non c’è niente di così bello e di così potente. E allora è stato come una grossissima contraddizione, ma che in realtà rappresenta e simboleggia perfettamente quello che può essere Secondigliano e Scampia.

Cioè là dove c’è il deserto, riesci a vedere una rosa. E quindi per me quella Lamborghini così bella e così forte, abbinata all’immagine di Diego Armando Maradona, che ha rappresentato un riscatto per Napoli ma soprattutto per quella fascia di popolazione che si trovava nel degrado e nella povertà di Napoli, era un simbolo non solo di bellezza ma anche di speranza. È come se fosse stato lanciato un messaggio: O’ qua stiamo in mezzo al deserto, ma anche in mezzo al deserto può crescere una rosa!».

La lambo di Maradona alle vele ha emozionato molto Luca, l’ha definita come: «l’immagine di quel singolo seme che riesce a crescere con quel goccio d’acqua, nonostante il terreno arido, nonostante la siccità, e a diventare un qualcosa di bello, di forte e di dirompente. 

Il cielo azzurro sopra, la vela bianca in mezzo e a terra un’altra volta questo spicchio di azzurro che sembra sceso direttamente dal cielo. Per me quella fotografia è un quadro, dove la Lamborghini è la Gioconda. Per me è stata un’emozione bellissima, fortissima. Un messaggio per dire che anche qua può nascere qualcosa di buono, anche qua nascono le cose belle. E quando qua le cose escono belle, escono belle davvero».

Un’immagine «molto d’impatto» anche per Antonio, che prosegue dicendo che:

«Le vele e l’Huracán rappresentano le mie due più grandi passioni, il mio lavoro e i motori. Le vele mi hanno dato 30 anni di servizio, ho dato tanto, la mia vita, la mia gioventù. Per i motori più o meno la stessa cosa. Quello che fa da contrasto è che dopo tantissimi anni di sacrificio siamo ancora “costretti” ad accompagnare una Huracán sotto alle vele. 

Quindi mi dà un po’ di senso di fallimento da parte non degli uomini dello Stato, ma dello Stato. Questa sicuramente è una cosa che fa male, almeno ad un uomo che ha dato la vita per le istituzioni e per lo Stato. C’è sicuramente sempre il pizzico di speranza. Anche perché di qui a poco nascerà un polo dell’università, e quindi la speranza c’è sempre».

L’artista Pep Marchegiani: «un veneto a Scampia è come Colombo a Santo Domingo nel 1492»  

È stata quindi una foto che entrerà nella storia, una visita che ha già lasciato una traccia. Una vera e propria performance, azione artistica a sfondo sociale dove l’immagine iconica di Diego Armando Maradona è diventata il ponte simbolico ed estetico fra due mondi opposti, quello del benessere e quello della povertà estrema, fra due parti di Napoli antitetiche e unite allo stesso tempo.

Influenzato dall’inprinting del maestro d’arte Pep Marchegiani, ho voluto rendere omaggio a tutti i “mille colori” di Napoli wrappando l’emblematica silhouette di Maradona. Un simbolo di riscatto che parla la stessa lingua multietnica dei graffiti presenti all’interno delle vele. Considero infatti le Vele di Scampia un “museo abitato”, una grotta dipinta da migliaia di pitture rupestri, moderna babele dove eros e thanatos, i due impulsi primordiali, convivono. Molto di più quindi della mera rappresentazione della violenza e dell’arroganza mafiosa.

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Anche un bambino delle vele mi ha chiesto perché ho fatto il disegno di Maradona. Io gli ho risposto che l’ho fatto per creare un collegamento con i disegni che fanno loro qui. Quando invece il Commissario mi ha domandato come mi è venuta l’idea, ho ripensato subito a quella folgorazione creativa avuta all’autolavaggio. Quando ho proprio visto sovrapporsi i colori della mia Huracán con le tinte sociali della maglia napoletana e argentina del campione Diego. Allora mi sono convinto.

Con quest’opera unica ho voluto anche rendere in movimento il poster più iconico del Diez, un’immagine condannata altrimenti alla staticità. Il Pibe de Oro, è così tornato metaforicamente a correre in campo, a dribblare tutta la difesa e a gonfiare la rete, esultando sotto la curva. Infondo anche il gioco del calcio è una grande metafora della vita.

Mi piacerebbe immaginare una Scampia prima e una Scampia dopo la lambo di Maradona

È stata dunque un’esperienza totale davvero forte, da batticuore, da pelle d’oca. Mi ha letteralmente catapultato dalla visione romanzata dei film alla nuda realtà. Un rito di passaggio accompagnato dai “Fantasmi”. Un viaggio per dare un forte segnale proiettato al futuro, per conoscere le brave persone di Scampia e Secondigliano. È proprio la loro umanità il punto di partenza per riqualificare questo territorio.

Da qui in avanti vedo sicuramente un legame forte. Mi piacerebbe immaginare una Scampia prima e una Scampia dopo la lambo di Maradona. Mi piace immaginarla come un nuovo zero.

 

Stefano Cigana